La mia Olimpiade /2

Riceviamo e pubblichiamo il resoconto delle Olimpiadi 2020 di Vincenzo Sorrentino.

Velista campano con una lunga esperienza su classi olimpiche e multiscafi, era alla sua seconda olimpiade dopo Rio 2016. Presente a Tokyo con la Tunisia, che ha regatato con il Nacra 17 e il 49er FX. In questa occasione Vincenzo occupava il ruolo di: team leader, allenatore, rigger, rappresentante media ecc. Il team tunisino partecipa ai giochi senza alcuna ambizione di medaglia, nel vero spirito Olimpico per cui la sua testimonianza ci fa conoscere un altro aspetto, quello che forse de Coubertin avrebbe apprezzato di più.

Tokyo 05/08/2021

Olimpiadi di Tokyo 2021 o come abbiamo trovato scritto dappertutto al nostro arrivo in Giappone Tokyo 2020.

L’olimpiade della pandemia….

Ma le olimpiadi sono sempre le olimpiadi!

Anche se sono piene di restrizioni, regole covid, obblighi di ogni genere, nel villaggio e nel porto olimpico si percepisce sempre qualcosa di magico, si respira un ‘aria elettrizzata, che si carica ogni giorno di più che ci si avvicina al primo giorno di regate.

La vela aveva sede nel porto della piccola isola di Enoshima, detta dai giapponesi, l’isola dell’amore. Il villaggio olimpico della vela, dove eravamo alloggiati era invece qualche km più a sud presso l’Oiso hotel, un normale grande albergo, recintato e chiuso completamente alle presenze esterne.

Oiso Hotel

Certo, l’atmosfera del villaggio olimpico principale, dove arrivano e si stabiliscono tutte le delegazioni di tutti gli sport è più bella rispetto a quella del “hotel olimpico della vela”.

Nel villaggio olimpico c’è una maggiore aria di festa.

Tanti tantissimi atleti da veramente ogni angolo del globo. I palazzi delle nazioni addobbati a festa, l’enorme mensa che raccoglie contemporaneamente tutte le lingue del mondo.

Nell’ hotel-olimpico della vela è tutto ovviamente più ridotto. Non ci sono gli spazi del villaggio olimpico non puoi farti la corsetta quotidiana, al massimo puoi fare il cricetino sul tapirulan…. ci hanno anche interdetto l’accesso alle piscine.

Molti velisti o nazioni intere come il Brasile, hanno scelto di andare in altri alberghi, per lo meno più vicini al porto olimpico, in modo da accorciare i tempi di trasferimento a Enoshima.

Io ho approfittato di questo tempo passato sui vari bus, aerei treni per scrivere e raccontare le mie impressioni dall’interno di un’olimpiade.

Si è avvertita una certa difficoltà iniziale: le file per prendere il bus, l’obbligo del test salivare da fare e consegnare ogni mattina, l obbligo di indossare la mascherina sempre anche all’aperto col 90% di umidità e 30 gradi, gli addetti alla circolazione delle persone che ti ricordano ogni secondo che devi tenere la destra anche mentre cammini, che devi distanziarti dagli altri anche se poi riempiono i bus a capienza piena, quasi come i bus dei pendolari delle grandi città in tempi normali.

A parte tutto questo, quando guardi il nastrino del tuo pass, che deve essere sempre inglobato in te,  pensi: “cavolo sono alle Olimpiadi”!

È così hanno fatto, ognuno a modo loro i ragazzi della squadra italiana. Chi con molta serietà, chi con allegria, chi forse con un pó di tensione di troppo.

La sera in mensa è il momento di maggior aggregazione,  e ci trova a parlare un pó con tutti ed in tante lingue.

All’inizio Ognuno sa che può farcela dando il meglio di sé, se riesce a concentrarsi sul presente senza pensare al dopo.

Alla fine solo in pochi prendono le medaglie ed è stato Bellissimo essere presenti quando ciò è avvenuto con il nacra 17 di Caterina Marianna Banti e Ruggero Tita.

Quando si raggiunge un obiettivo così grande, il più grande nello sport, vedi realizzare il lavoro di anni di applicazione costante in quello che si fa.

Da semplice appassionato di questo sport l’essere stato presente alla conquista di questa medaglia d’ oro è stato molto emozionante.

Pensiamo che emozioni si possono provare quando si è lì a combattere ed a vincere in prima persona. Noi abbiamo fatto un tifo sfrenato da stadio.

Con Ganga Bruni, poi, avevamo una piccola scaramantica abitudine, che si è  trasformato in un vero rito…

Io sono stato sempre  presente sul campo di regata dei nacra 17 dovendo seguire la squadra tunisina. Ho visto e trepidato per la barca italiana tutti i giorni e tutti i giorni Ganga doveva farsi prendere da me la crema solare, che al primo giorno aveva dimenticato, ma che dal secondo era già diventato un rito scaramantico…

In effetti quando lui dice che quando vince non si cambia nemmeno le mutande, incomincio a pensare che lo faccia davvero…. 🤣. Si dice che per raggiungere un grande risultato, bisogna fare attenzione a tutto, ogni punto e virgola e se questi piccoli riti servono anche solo per tenere la testa tranquilla, ed il risultato è questo, allora ben vengano.

Noi con la piccola squadra tunisina, presenti a Tokyo con il nacra 17 ed il 49er Fx, in pieno spirito olimpico, abbiamo onorato al meglio il motto dei giochi.

Abbiamo partecipato, abbiamo fatto la nostra esperienza per mettere le basi per la prossima olimpiade, dove abbiamo messo come obiettivo massimo di essere presenti con sei classi.

Piccole nazioni come la Tunisia non hanno i budget delle grandi nazioni, ma nemmeno un grande bacino di utenza dove recuperare grandi velisti.

L’attività nazionale è limitata a  Pochissime regate sugli optimist, laser, e catamarani windsurf di vario tipo che regatano insieme.

È molto difficile trovare dei ragazzi validi, metterli sulle classi Olimpiche, anche complicate, come il nacra ed il 49er, insegnargli tutto e fargli prendere la qualificazione alle olimpiadi.

Ed una volta qui, renderli in grado di stare attaccati al gruppo di testa, anche con condizioni di vento e mare impegnative, come è successo ad Enoshima nei giorni in cui abbiamo assaggiato la coda di un tifone!

Poi, una grande nazione può contare su un entourage ampio in cui c’è : il team leader, il responsabile logistica, il responsabile covid, addetto all’espletamento di tutte le pratiche relative, un addetto alla cura delle barche e dei materiali, i vari allenatori, ognuno per la propria classe.

Una nazione piccola come la Tunisia deve stringere un pó la Cinghia e far coincidere tutto l’entourage in una sola persona… In questo caso me.

Ed allora ti ritrovi con una giornata discretamente piena.

Sveglia all’alba, recuperare i test salivari covid di tutti, portarli al centro test, colazione, prendere il primo bus per il porto, prendere parte alla riunione dei team leader, preparare le barche, preparare i gommoni, uscire in acqua per allenamenti e regate, ma scendere in acqua anche con trapezio e salvagente per essere pronti ad andare anche in barca per settare le barche ed in caso di vento forte anche di riportare la barca in porto in caso di difficoltà dell’equipaggio.

Quindi a terra gestire le varie burocrazie legate alla logistica, pass, prenotazioni varie di bus, fisioterapia, etc…

E poi, se si riescono a trovare pochi minuti provate a rilassarsi un attimo con… il “caffè giapponese”…

Ma l’arte di arrangiarsi non ci manca a noi dei piccoli circoli nautici del sud, dove con poco poco riusciamo ad andare anche alle olimpiadi.

Le olimpiadi sono un’isola felice, un’isola che ogni quattro anni appare all’orizzonte, difficilissima da raggiungere.

Un pó come l’isola che non c è di Peter Pan ed in fondo quando riesci a raggiungerla ti ritrovi lì bambino, insieme a tanti altri bimbi sperduti, felici di essere là a fare quello che amano.

Vincenzo Sorrentino

Team leader e “tanto altro ancora” della squadra olimpica tunisina di vela.

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